Noutopia

 

Associazione per l'eliminazione totale delle armi, della guerra e della violenza

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Noutopia breve saggio sull’origine delle armi

 

La guerra e la pace

 

l’orrenda sete di conquista e di morte

 

I saggi approvano e sostengono la guerra

 

La presa di coscienza

 

Il condizionamento

 

Aggressività ed altruismo

 

Nessun bambino nasce cattivo

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’orrenda sete di conquista e di morte

 

Teotihuacan: centro religioso di epoca precolombiana; piramidi del sole e di Quetzalcoatl. (Plastico)

Tutti sanno ormai come, fino a un certo momento della storia del nostro continente europeo, nessuno avesse idea dell’esistenza di altri continenti. Erano del tutto ignorati, separati dall'immenso oceano e dalla nostra mancanza di conoscenze.
La ben nota "deriva dei continenti", scoperta e studiata da Wegener non molto tempo fa, li aveva allontanati l'uno dall'altro ed Europa ed Asia non conoscevano altro che il suolo su cui i loro popoli poggiavano i piedi.
Tutto il grande continente americano, da noi completamente ignorato fino all'arrivo di Colombo, era costellato di piccoli e grandi regni, ognuno con la sua religione, con la sua ricchezza politica ed economica.
Gli europei, che sbarcarono sulla minuscola isola che chiamarono San Salvador, si dispersero velocemente su tutta l'America centrale e, con feroce ignoranza, con le loro armi e la loro potenza militare distrussero tutte le civiltà locali precedenti, ricchissime di culture e di arte diverse dalle nostre.
Fra questi un cenno particolare alla grande civiltà Maya, accentrata nella penisola dello Yucatan ma con un territorio vastissimo che giungeva a lambire

Piedra del Sol – Calendario Azteco

le coste dell'oceano Pacifico.
È piena di monumentali ricordi caratterizzati da grandi templi e piramidi, oggi nascosti nelle foreste più fitte. La storia di questa popolazione, nel periodo precolombiano, è ricordata in opere d'arte di eccelso livello, in particolare sculture e pitture, che ornano ogni monumento e dalle quali gli archeologi hanno potuto trarre notizie fondamentali intorno all'inquadramento socio-economico, politico e religioso di queste genti. Ad ovest e a nord altri popoli di grande potenza, come gli Olmechi e gli Atzechi, raggiunsero elevati livelli culturali, anch'essi ricordati da una ricchissima documentazione relativa a tutte le loro credenze, usi e costumi che mettono in rilievo il loro prestigio, le loro conoscenze storiche, architettoniche, astronomiche e matematiche, in grado di dar vita anche a calendari di estrema precisione, stupefacenti anche al giorno d'oggi.
Tutto immerso in un enorme mare di religiosità, pieno di divinità antropomorfe ed a figure animali, tutte fantastiche e di eccezionale bellezza.
Un mondo che permise loro di incidere sulla roccia versi come i seguenti:

Cuando aun era de noche
Cuando aun no habia luz
Cuando aun no habia el dia
Se reunieron
Se convocaron los dioses
Allà en Teotihuacan

Ecco quali civiltà, quali culture e quale senso del sacro, nonostante diverso dal nostro, furono distrutte dagli spagnoli al loro arrivo sul nuovo continente: la potenza di quest’ultimi, con le loro armi da fuoco, fecero un solo boccone di quelle misere forze. Da nord a sud.
Queste truppe iniziarono la conquista di tutta l'America centrale, iniziando dalle piccole isole e addentrandosi nella grande penisola dello Yucatan fino a raggiungere tutti i paesi del Centro America e addirittura il Messico.
I cosiddetti "indigeni", veri padroni di tutti i territori da sempre prima dell'arrivo di noi europei, potenti ed arroganti, portatori di "civiltà e progresso", non immaginavano neanche le nefandezze che si stavano perpetrando, delle stragi e delle malvagità che si stavano loro arrecando, alle quali stavamo per togliere territori e ricchezze destinati a tutti quei paesi che da allora in poi parteciparono alla spartizione di quelle immense regioni.
Il continente sud americano, al quale gli spagnoli non erano ancora giunti, svelò culture e imperi straordinari ed inimmaginabili fra le quali emergeva il Perù: paese antichissimo, di una civiltà ricca e misteriosa, piena di sacralità e di riti ancora sconosciuti.

Ascia con testa umana

Era l’impero "Inca", la cui capitale politica e religiosa era Cuzco, una delle città più alte del mondo (oltre 3300 metri) alla quale, nell'antichità, si poteva accedere solo con grande fatica.
Pensiamo sia inutile fare più che un cenno alla grande nazione di lingua quechua che del grande impero costituiva il fondamento etnico. Tutto fu conquistato e distrutto dagli spagnoli poco dopo l'arrivo di Colombo ad opera di Pizzarro.
Ma, a poca distanza e poco più in basso si trova Machupicchu, importantissimo centro sacrale dell'impero Inca, scoperto quasi intatto soltanto nel secolo scorso.
Gli spagnoli, per fortuna, ne avevano sempre ignorato l'esistenza e non poterono distruggerlo. Arroccato su un picco quasi inaccessibile conserva monumenti di grande pregio, probabilmente legati al culto del sole e degli altri astri. Quelle popolazioni erano all'oscuro dei progressi tecnologici raggiunti, nelle medesime epoche, nei nostri continenti ed erano equipaggiate, nonostante le loro meraviglie architettoniche, soltanto di misere armi, del tutto insufficienti a contrastare quelle degli invasori.

Urna femminile con serpenti

Quasi contemporaneamente ci fu l'approdo sulla parte settentrionale del continente americano, anch'essa sconosciuta, sempre ad opera di navigatori europei come Caboto, Vespucci ed altri. Poco dopo ci fu l'infiltrazione franco inglese che portò a guerre sanguinose per accaparrarsi la maggior parte di quegli sterminati paesi.
Laggiù si stendevano praterie a perdita d’occhio, abitate da pochi esseri umani che chiamammo "pellirosse" per il colore della loro pelle. Anch'essi vivevano in quegli sconfinati pascoli da sempre, con animali di grosse dimensioni – i bisonti - che, insieme con ciò che raccoglievano dalla terra erano il loro sostentamento. Arrivammo noi, con la nostra civiltà, e, soprattutto, le nostre armi. Macchiammo tutto di sangue, distruggemmo i bisonti, uccidemmo quasi tutti gli antichi abitanti e li rinchiudemmo in riserve, veri e propri prigionieri di guerra.
Vi portammo la nostra civiltà con le nostre ferrovie, città, strade e gallerie, trovandovi quelle ricchezze che i poveri “indigeni”, nella loro ignoranza, non avevano saputo scoprire.
Agli occhi dei nuovi arrivati sembravano non fare altro che oziare intorno al fuoco, fumando lunghe pipe, con qualche scaramuccia ogni tanto fra tribù e tribù, andando a cacciare quel che serviva loro per sopravvivere. Come armi avevano soltanto archi, lance ed asce. Erano molto indietro.
Non conoscevano, e non volevano conoscere neanche l’agricoltura: sapevano che la Madre Terra non può essere ferita da niente, neanche da qualcosa che somigliasse ad un aratro.
Questa era la nostra civiltà!
Che infamia, che vergogna!

 

 

 

 

 

 

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