Noutopia

 

Associazione per l'eliminazione totale delle armi, della guerra e della violenza

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Noutopia breve saggio sull’origine delle armi

 

La guerra e la pace

 

l’orrenda sete di conquista e di morte

 

I saggi approvano e sostengono la guerra

 

La presa di coscienza

 

Il condizionamento

 

Aggressività ed altruismo

 

Nessun bambino nasce cattivo

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

I saggi approvano e sostengono la guerra

Sappiamo anche che da tutto questo nacquero fra le più potenti e ricche nazioni del mondo, ma niente toglie al ricordo delle carneficine che ne furono le fondamenta.
Ed erano tutti olocausti, quelli di cui si è parlato or ora, non dissimili da quelli atroci che abbiamo dovuto conoscere nell'ultimo secolo, come la "shoah" durante la quale furono eliminati dai tedeschi, in orribili campi di sterminio, più di sei milioni di ebrei oltre a zingari, omosessuali ed altri, colpevoli soltanto di non appartenere e di non condividere le ideologie dei paesi più violenti e crudeli.
E ancora: nessuno si sarebbe immaginato che il "progresso" sarebbe arrivato anche in mezzo alle grandiose foreste sparse un po' su tutto il pianeta e specialmente in Amazzonia, piene di enormi alberi, abbattuti per far posto a grandi strade e metropoli, portatrici di "civiltà".
Ma fu anche la strage di tutte le popolazioni locali che avevano vissuto per millenni in mezzo a quelle selve, perfettamente adattate all'ambiente, nutrite soltanto da ciò che il loro "habitat" offriva, nascosti dalle enormi mangrovie, in quelle capanne di frasche che potevano accogliere una o più famiglie, quasi completamente nudi nella loro innocenza.
Rovinati poi da noi bianchi che portammo malattie a loro sconosciute, dalle quali non potevano difendersi. E dalle nostre armi quando non volevano arrendersi al "progresso".
Da allora in poi ogni forma di violenza si nascose perfino in mezzo alle scienze umane ed a quelle naturali.
Ogni filosofo, ogni storico, ogni teologo non ha mancato di esaltare la guerra, dandole addirittura l'onorevole titolo di "pulizia della terra".
Perfino il grande Kant, da considerare come il vertice della filosofia del 700, la descrive come "qualcosa di grande in se stessa" nonostante sembrasse aspirare ad una "pace perpetua" che si basasse su una contrapposizione di potenze la cui arma era soltanto un’ipotesi: "la perpetua minaccia". Questa avrebbe dovuto portare all'impossibilità dell’attacco di una delle due parti contro l'altra pena la distruzione del mondo. Probabilmente più un desiderio che altro, visto che la mole dei suoi scritti, tutta basata sul criticismo, non punta mai il dito contro il disarmo.
Perfino la poesia è impregnata, in alcuni canti, di quelle armi e di quelle guerre che lo stesso Leopardi, poeta giovinetto, esangue e dolorante, sembra uscire dalla tomba quando impreca, con eroico slancio:

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Trincea austriaca

"L’armi, qua l’armi: io solo
combatterò, procomberò sol io,
dammi, o ciel, che sia foco
agl’italici petti il sangue mio
"

Ma a quei tempi le guerre erano conflitti limitati; la prima grande conflagrazione che mise sul campo di battaglia quasi tutta l'Europa fu quella che si chiamò "prima guerra mondiale". Fu anche chiamata la guerra "dei poveri e del fango".
Come al solito, chissà perché, la stragrande maggioranza dei richiamati alle armi furono i poveri: contadini, montanari, operai, povera gente di ogni tipo. Chi proveniva da ricche famiglie ed ambienti benestanti riusciva quasi sempre ad evitare la famosa "cartolina".
Ed anche questa volta fu la Germania che alzò le armi contro tutti i paesi vicini per conquistarli e dar vita ad un grande impero; ebbe subito il sopravvento, ma quasi tutte le altre nazioni europee capirono che sarebbero state soggette, in caso di sconfitta, ad una supremazia totale in ogni campo. Ci furono battaglie aspre, con armi nuove e sorpendenti: carri armati, sottomarini,

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La morte

cannoni di potenza inaudita e dimensioni inaudite, come, fu chiamata "la grande Berta".
Ma la parte più lunga e dolente si combatté nelle trincee, in mezzo alla neve, alla pioggia e al fango, anche per mesi e mesi.
Per quanto riguarda il nostro paese, dopo il grave rischio di Caporetto, vi fu la trionfale battaglia di Vittorio Veneto combattuta con le unghie ed i denti: fu risolutiva e portò all'armistizio alla fine del 1918.
La Germania fu costretta ad arrendersi senza condizioni; Il Kaiser dovette accettare armistizi con tutte le nazioni che egli pensava di distruggere. Ma fu veramente una guerra tremenda; milioni di poveracci caddero; altri milioni furono presi prigionieri.
Vi fu un periodo di breve ed apparente periodo di pausa, perché molti uomini politici e capi di Stato pensavano che la unione delle maggiori potenze potessero imporre una situazione pacifica che ogni Stato doveva rispettare. Nacque così, nel 1920, la Società delle Nazioni, con lo scopo di mantenere la pace e la sicurezza tra i popoli, dotata di organi permanenti e costituita da quasi tutta la comunità internazionale.
Si illudevano che la parola "pace" fosse ormai definitiva e che lo spirito della guerra fosse scomparso per sempre.
Comprendeva tutti gli Stati vincitori, alcuni che erano rimasti neutrali e, dopo un po' di tempo, accettò anche la Germania e Giappone e l'Italia.
Ma nessuno di questi autorevoli membri della società delle nazioni si sentì in dovere di pronunciare la parola disarmo totale.
Nessuno realizzò la superiore coscienza che impegnava la necessità di gettare a terra quelle armi che avevano fatto milioni di morti, militari e civili.
Comprendeva tutti gli Stati vincitori nonché, dopo un breve periodo di tempo, anche la Germania e l’URSS.
Ma gli scricchiolii all'interno di questa organizzazione incominciarono a sentirsi dopo poco; la Germania si ritirò nel ‘33 insieme con il Giappone; l'Italia ne uscì nel 1937.
Pochi capirono i sentimenti che nutrivano lo spirito di quei paesi che avevano perduto la guerra. E sempre pochi si illusero che in alcuni di questi, fra i quali in primo piano la Germania, fosse sorto un desiderio di socialismo internazionale, concreto e sincero.
Eppure alcuni capi di Stato strinsero cordialmente la mano a Hitler e Mussolini, come se tutto fosse finito e le immani tragedie subite da una parte e dall'altra fossero già dimenticate del tutto.
Ma per lo scoppio della seconda guerra mondiale fu dichiarata chiusa nel 1946.
Poco prima della sua chiusura fu istituita l'ONU (1945) (Organizzazione delle Nazioni Unite), anch'essa al fine di assicurare il mantenimento della pace e di promuovere la cooperazione internazionale.
Ma l'improvvisa invasione della Polonia, all'insaputa di tutti, da parte della Germania nel 1939 e successivamente divisa con l’URSS, fu la scintilla che scatenò la seconda guerra mondiale.
E così coloro che sostenevano la guerra ebbero ragione.
La Germania voleva la rivincita e la vendetta. Silenziosamente aveva già creato un armamento pronto per la guerra.
Hitler ne divenne il "Führer", capo indiscusso del "Grande Reich", circondato da generali di grande statura, sempre pronti ad ubbidire senza discutere.
Il suo possente esercito, la sua prodigiosa flotta navale ed aerea, con la velocità dei suoi spostamenti che prendevano di sorpresa ogni avversario, avevano invaso metà dell'Europa con quella che venne chiamata "blitz krieg" (guerra lampo).

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Baracca di un campo di concentramento

Nel frattempo, e nella più assoluta segretezza, all'interno delle autorità più vicine a Hitler, nacque l'idea di estinguere completamente la "razza" ebraica, colpevole di non condividere le idee del Reich e di avere collaborato al degrado continuo della nazione.Si chiamò la "soluzione finale". Se ne occupò la Gestapo, facendo costruire dei grandiosi campi di concentramento nei quali far pervenire tutti gli ebrei da ogni parte dell'Europa.
In questi campi c'era di tutto: si chiamavano "arbeit lager" (campi di lavoro) e gli stessi prigionieri erano obbligati a creare forni nei quali bruciare una parte di coloro che erano prescelti. Altri furono uccisi nelle camere a gas; insieme agli ebrei furono sterminate migliaia di altri esseri umani che erano

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Un pasto fra condannati

semplicemente diversi: zingari, omosessuali, ed altri colpevoli di aver arrecato qualche danno alle truppe tedesche. Dormivano in baracche (che chiamarle tali era un lusso), li facevano mangiare il minimo indispensabile per tenerli in piedi a lavorare. Tutto questo genocidio fu chiamato "shoah" (olocausto) e andò ad unirsi a tutti gli olocausti che, nel passato, erano rimasti inosservati e, al giorno d'oggi, addirittura dimenticati: vedi, ad esempio, la schiavitù.
Nessuno ne sapeva niente, neanche i civili.
Intanto la guerra continuava, sempre più violenta, sempre più crudele, sempre più sanguinosa.
Con le armi che i suoi scienziati creavano riuscirono a realizzare persino enormi razzi che dalla Germania (Peenemunde), potevano arrivare fino a Londra e scaricarvi quantità terrificanti di esplosivo. Si chiamavano V-2.
Tutto l'emisfero settentrionale, dall'America al Giappone, sembrava corrispondere alle previsioni dei secoli passati: a un certo punto la terra sarebbe esplosa e il mondo sarebbe finito con tutta l'umanità.
Durante i bombarda-menti non c'era un solo uomo al di fuori dei rifugi che si andavano costruendo man mano, sotto terra. Sembrava un enorme terremoto da cui non ci si potesse difendere in alcun modo. Sarebbe meglio dire un insieme di terremoti contemporanei, dalle proporzioni inimmaginabili.

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Bombardamenti a tappeto

La terra sembrava rasata da macchine enormi e fantascientifiche; i morti non si contavano per le strade, non si riusciva neanche a sotterrarli tutti.
Neanche il mare veniva risparmiato: l'Atlantico, il Mediterraneo, il Pacifico formicolavano di navi che li attraversavano per trasportare armi, vettovaglie e truppe.
Bastimenti da carico, navi da battaglia di ogni tipo, dalle più piccole alle maestose corazzate ed alle grandi portaerei; migliaia di marinai dispersi per non usare un termine ancora più penoso. Neanche l'acqua risparmiò una sola vita.
Così come l'aria, con le migliaia di bombardamenti che dagli aerei pesanti lasciavano cadere un'infinità di bombe che distruggevano intere città.

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La flotta inglese in piena azione

Ma non dimentichiamo che questi aerei portavano piloti e questi aerei e spesso cadevano e i loro piloti, dall'una e dall'altra parte, cadevano e scomparivano nel mare, per sempre.
L'entrata in guerra degli Stati Uniti fu determinante: in poco tempo, con la loro forza e la loro generosità, misero su un esercito impetuoso e pieno di vigore. Fu l'inizio che portò a enormi sacrifici, un’infinità di morti che caddero per primi durante lo sbarco in Normandia, battaglie dopo battaglie, una più sanguinosa dell'altra.
Poi, finalmente, la vittoria.
Hitler stava veramente per impadronirsi dell'intera Europa.
Si era scagliato contro la Russia con la medesima incoscienza di Napoleone; le sue truppe arrivarono a superare Mosca ma ci furono brutte sorprese che le attendeva: le enormi distanze, la mancanza di vettovaglie e di carburanti; infine, quel trasparente e terrificante muro di ghiaccio che nessun esercito aveva mai potuto superare, con il silenzioso aiuto che gli giungeva puntuale ad ogni anno: l'inverno.
E giungevano dal cielo, inavvertiti e invincibili, i suoi alleati più forti: la neve e il gelo. In tal modo la Russia aveva potuto sopravvivere a un infinito numero di minacce e pericoli.
Anche l'Italia aveva voluto, con i dissennati consigli dei nostri generali e dei nostri politici, costituire un esercito (A.R.M.I.R.) con il quale poter dire, a guerra finita, che anche noi avevamo battuto e sottomesso gran parte di quell'enorme paese. Si resero conto invece delle spaventose idiozie che avevano commesso: delle migliaia di morti, di un intero esercito distrutto dalla neve e dal ghiaccio, caduti congelati lungo la ritirata. Migliaia di prigionieri di cui molti dichiarati dispersi.
Mai più ritornati.
Fortunatamente ci fu qualcuno che riuscì a rientrare, mezzo congelato, camminando per chilometri con i piedi avvolti in panni, uno sopra l'altro: era un sergente e si chiamava Rigoni Stern ; episodi strazianti e indimenticabili, che mettono in luce i patimenti e le inutilità di tutte le guerre.

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La grande ritirata di Russia

Dalle sue pagine:
«Una sera incontrai in un'isba dei soldati del mio battaglione. Mi riconobbero. Uno era congelato alle gambe. Alla mattina quando ripartimmo aveva le gambe nere per la cancrena e piangeva. Non poteva più venire con noi ne si trovò una slitta per caricarlo. Lo raccomandai alle donne dell'isba. Piangeva e anche le donne russe piangevano. - Addio Rigoni - Ciao sergentmagiù …».
Ed ancora:
« …Molti erano alpini, li riconoscevo perché avevano la nappina verde: appartenevano all’ Edolo. Una sera inciampai in un fagotto nero sulla neve; lo riconobbi per la nappina verde. Sembrava dormisse ed era già rigido per il ghiaccio. Aveva ancora gli occhi aperti. Forse, nell'addormentarsi, ricordò per l'ultima volta il rumore dei campanacci delle sue mucche, al pascolo sui prati della Valcamònica …»
I giovani non ne hanno alcuna idea, se non fosse per quel poco che hanno letto sui libri di testo; ma quella non è memoria, non è niente.
D'altra parte anche pochi di noi, che sopravvissero e ancora vivono, si rammentano a stento di coloro che gli caddero accanto e di cui non ricorderà mai più neanche il nome e il volto. Ecco a cosa può condurre la stupidità dei "condottieri" mescolata alla presunzione.
I russi erano abituati al freddo e cominciarono a ricostruire il proprio esercito; si risollevarono e iniziarono quelle enormi battaglie, lunghe e sanguinose che costrinsero i tedeschi, con noi, a terrificanti ritirate.
La guerra continuò senza soste e sempre più accanita da est a ovest, finché non giunse quell’ordigno mostruoso che chiuse la bocca anche a coloro (come il Giappone) che volevano continuare a combattere fino alla morte: la bomba atomica.
Portò alla pace ma anche all'inizio di quelle ricerche scientifiche e tecnologiche, sempre più spasmodiche di quell'ordigno che, se realizzato, avrebbe potuto veramente portare alla distruzione di gran parte del pianeta.
È noto che si siano scritti interi libri sulla guerra presumendo di farne una scienza, come il farneticante "Mein Kampf" di Hitler, pochissimi contro le armi e i conflitti in generale, ma questo delirante bisogno di stragi continuerà.
Continuerà finché non arriverà il momento della più alta consapevolezza - perché esso prima o poi arriverà - e tutti i potenti saranno obbligati a seguire l'esempio di quei condottieri che, sotto la spinta di una più alta e improvvisa presa di coscienza, e del rimorso, hanno gettato a terra la spada rifiutando ogni modello di violenza.
Oggi la maggior parte della gente e anche studiosi di fama, persone di alto livello culturale, pensano che le uccisioni fra simili della stessa specie sia istintiva, biologicamente determinata, e perciò naturale e ineliminabile.
Tutti coloro che la pensano diversamente sono ritenuti al di fuori della realtà perché quella violenza, secondo i cosiddetti "illuminati", nasce da un "cervello violento" e comprende ogni genere di litigio, fra i quali entrano anche le liti familiari, e quelle fra giovanissimi, sempre più frequenti, che possono avvenire anche con la morte causata da un semplice colpo di coltello.

L’abolizione delle armi non è utopia: le armi e la guerra non sono geneticamente ereditate; non sono “da sempre”:
questa è un’impostura.
Sono solo l’espressione di un comportamento aggressivo che si è venuto storicamente formando nel corso del nostro divenire: oggi si sente con angoscia che non è più sufficiente dire sì alla pace e no alla guerra.

Che riflettano anche sulla fame che domina gran parte del pianeta, specialmente in Africa; sulle grosse somme che vengono spese per i popoli più poveri e che vengono ingoiate dai loro tiranni prima ancora di arrivare alla bocca di chi ne ha bisogno.
Il denaro è il monarca assoluto, lo sappiamo da millenni, e per esso grandi banche e grandi multinazionali vanno a rotoli per l'ingordigia di coloro che le hanno gestite.
Il denaro scorre a fiumi, nel nostro "Occidente", mai però nella direzione giusta.
Dovremmo, soprattutto al di fuori del nostro paese, tener conto e ribellarci contro quanto viene sperperato, con enormi capitali e banale trionfalismo, per le spese spaziali, per tutto ciò che viene spinto in orbita al di là della nostra atmosfera, opere eccezionali dal punto di vista scientifico e tecnologico, ma senza alcuna ricaduta sui gravi malesseri del nostro pianeta.
Prendiamo ad esempio tutto ciò che viene speso per la ricerca di nuovi pianeti, per l'esplorazione di Marte e dell'acqua che vi si può trovare: ci dovrebbe consentire di trovare l'origine della vita; per la conquista della luna e per le navicelle spaziali che durano a lungo in orbita intorno al pianeta, sempre più a lungo per esperimenti che costano miliardi. E potremmo andare avanti per molto.
Ma quei signori che governano il mondo e che potrebbero, volendo, rendere fertili anche le dune e portare l'acqua dove non esiste, si sono mai chiesti quali straordinari benefici potrebbero arrivare da queste enormi spese per liberare la terra dalle malattie più gravi e mortali, ed equilibrare l'economia del mondo in modo che sparisca dalla faccia della terra, e perfino dai vocabolari, la parola "povero".
Soltanto pochi e generosi studiosi privati tentano in ogni modo di trovare i mezzi necessari a prolungare e approfondire le ricerche per attenuare - non vogliamo dire eliminare - le infermità più penose per i malati e per coloro che gli stanno attorno.
Ognuno di noi sa che tutto ciò potrebbe innalzare la vita di coloro che sopportano in silenzio ogni tipo di tormenti, tormenti che diventano ancora più gravi per la corruzione che toglie di bocca ai più indifesi quegli aiuti che potrebbero loro arrivare attraverso le associazioni benefiche. Ed eliminare del tutto quella miseria che non ha alcun diritto di esistere ai margini di gente straricca.

 

 

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